Recensioni

mercoledì 13 giugno 2018

SEGNALAZIONE: Oggi non è un giorno qualunque

Oggi vi propongo un libro che mi ispira tantissimo!

 

 


 

 TITOLO: Oggi non è un giorno qualunque

AUTORE: Federica Di Iesu

DATA DI USCITA: 4 Giugno 2018

DISPONIBILITA': Amazon

FORMATO: Ebook / Cartaceo

PREZZO: 2.99 € / 9.99 €

 

TRAMA: Borgo Sole è un piccolo e tranquillo paese arroccato tra i monti del Trentino, dove tutti i cittadini si conoscono e vita e passioni si consumano attorno alla piazza principale. Anna e Ariel sono due amiche che condividono la casa e il lavoro nella loro bottega d'arte in cui i colori naturali estratti artigianalmente vengono usati per creare piccoli capolavori. Tutto sembra scorrere serenamente ma sia Anna che Ariel nascondono dei segreti che hanno segnato il loro passato. La situazione e la vita di Anna subiscono una scossa quando Daniel, il grande amore della ragazza, torna a vivere in paese dopo un lungo periodo di assenza. L'arrivo del ragazzo e il verificarsi di una tragedia costringeranno Anna a mettere in discussione le proprie certezze e a intraprendere un viaggio per la scoperta di un segreto che riguarda proprio la sua adorata amica Ariel. Una storia dolce e intensa che coinvolge dalla prima all'ultima riga con misteri da svelare e colpi di scena.

 

 

 

 

“Se c’è un momento nella mia vita in cui vorrei che tutto restasse com’è, è esattamente questo. Non che io abbia finalmente tutto quello che ho sempre desiderato, anzi, oggettivamente potrei definirmi una ragazza semplice, ancora troppo lontana dal sentirsi affermata. Non parlo di un’esistenza perfetta, animata da un ingranaggio che funziona senza inceppi, parlo di sensazioni. Di emozioni. Dell’illusione che da questo istante in poi, ogni cosa sarà perfetta. Una rara forma di positività che non ho mai avuto il piacere di sperimentare. Eppure non è accaduto nulla di diverso da ieri, sono semplicemente io a sentire e a percepire le cose in maniera differente. Ora tutto ha un senso. Nel mio corpo esile si è accesa una scintilla, scacciando finalmente il freddo che per un tempo troppo lungo ha rallentato il flusso del mio sangue.”


“La musica lirica si sente dall’esterno, confermandomi che Ariel è in piena attività. Quando entro è girata di spalle. Ha i cappelli avvolti in un morbido chignon biondo chiaro, molto vicino al bianco, forse un po’ spettinato, che le conferisce quell’aria aristocraticamente anticonformista. La melodia è alta e non si è accorta della mia presenza. Appoggio il sacchetto sulla scrivania e mi siedo sullo sgabello godendomi tutto lo spettacolo che solo Ariel sa regalare. Una donna dai lineamenti fini, regali. Una bocca sottile e un naso stretto a punta. Due occhi chiari capaci di esprimere dolcezza, saggezza e intelligenza con un solo sguardo. Ecco, questa donna poco più che sessantenne stringe in un pugno chiuso un martello e la musica di Pavarotti riempie la stanza coprendo il rumore di ogni colpo. Disintegra la pietra di malachite, che ha ordinato sui monti Urali un paio di mesi fa, come se dovesse sfogare qualcosa che, dopo tutti questi anni, non ho ancora capito.

La caratteristica che differenzia totalmente la nostra bottega  dalle altre è quella di utilizzare esclusivamente colori naturali. Questo ci ha permesso di avere successo in poco tempo e un giro non indifferente di clientela. Il passaparola è arrivato sin oltre la provincia. Il modo di lavorare è fedele a quello dei nostri antichi bottegai d’arte. Usiamo fiori, pietre, uova, terre e olii essenziali. Quando qualcuno entra in negozio, mi diverte moltissimo il suo sguardo incredulo. Ricordo ancora la faccia della signora Montani quando mi ha visto sciacquare un tuorlo d’uovo per poi bucarlo con uno spillo reggendo la parte della placenta. Era schifata. Quando però ho mischiato il tuorlo alla curcuma per ottenere le diverse gradazioni del giallo che ci serviva, ha cambiato espressione. Era stupita, meravigliata, affascinata. Ora è una delle clienti più affezionate.”

 

 


 

 

   “Mi soffermo a guardare il disegno che ha abbozzato e avverto un brivido al centro della schiena che nemmeno io so spiegarmi. Ariel sembra che sia ipnotizzata da quel motivo. E’ il rametto di una rosa che si divide in due parti. In basso a sinistra un bocciolo ancora schiuso e poco più in alto a destra una rosa aperta. Sempre dello stesso colore: rosa cipria. Da quando conosco Ariel, la dipinge con una cadenza mensile, come se fosse una sorta di appuntamento che conosce solo lei. Ho provato a chiederle se rappresentasse qualcosa di speciale, ma sembrerebbe essere un argomento che preferisce non toccare, perché in quelle poche occasioni che ho avuto il coraggio di farle qualche domanda, mi rispondeva di essere legata a un quadro che rappresentava quel motivo, senza dirmi il nome del dipinto e nemmeno la motivazione di quell’affetto o qualsiasi cosa fosse.”


 





Negli anni mi ero creata un guscio protettivo. L’espressione dura, segnata da un’infanzia non facile, allontanava le persone. Era quello che volevo. Sceglievo con cura le amicizie, non mi concedevo a tutti. Se entravi a far parte del mio cerchio non ne uscivi più, ma riuscirci era un’impresa. Gli amici veri in paese sono pochi, per loro sacrificherei tutto e sono certa che loro farebbero lo stesso per me, non ho mezze misure. O sei con me o contro di me. Fatico ad aprirmi con gli altri abitanti, anche se li conosco da anni. Qualche battuta, frasi di circostanza, educazione e diplomazia, nulla di più. La fiducia, quella proprio non riesco a darla. Ho sofferto troppo, le persone sanno essere cattive, anche quelle che dovrebbero amarti di più.










“Cena di fine anno della quinta elementare. E’ stata quella sera che, per l’ennesima volta, mia madre mia ha parcheggiato come un pacchetto e se n’è andata dicendo che aveva avuto un imprevisto. Sentivo le mamme mormorare tra loro, dicevano cose orribili per orecchie così ‘piccole’ come le mie. Ho detto a una delle maestre che andavo al bagno solo per potermi allontanare. Sono uscita mentre tutti erano impegnati a mangiare e mi sono sdraiata su un prato. Ricordo ancora l’odore dell’erba appena tagliata. Una lacrima è uscita senza chiedermi il permesso, così, in modo spontaneo. Il cielo sopra di me era brillante proprio come quello di questa sera, e mentre volevo perdermi nella vastità del firmamento, ho sentito un bacio schioccarmi sulla fronte. Era il primo bacio di Daniel.
“I tuoi occhi sono belli come quelle stelle.” Me le ha indicate puntando il dito verso di loro. “Non devi bagnarli con le lacrime.” Nella purezza e nell’ingenuità di quella frase mi ci sono persa infinite volte. Ho rivissuto quel momento fino a sbiadire l’immagine.
E’ l’attimo in cui non c’è stato più un ritorno.”









Come dice Ligabue "Il meglio deve ancora venire" perciò se volete scoprire ancora di puù su questa storia leggete il libro!

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